Nella 99a edizione della Targa Florio, disputatasi il 30 maggio, è stato Paolo Andreucci su Peugeot (davanti a Scandola con la Skoda e a Chardonnet su Ford) ad aggiudicarsi l’ambito trofeo, fuso da sempre nello stabilimento Picchiani e Barlacchi.

Da 99 anni la Picchiani e Barlacchi esegue le fusioni del premio-trofeo per la corsa automobilistica italiana più nota al mondo, voluta da Vincenzo Florio, un abbiente palermitano che nel 1905 espose al suo amico Henry Desgrange – direttore del quotidiano parigino « L’Auto » – il suo ambizioso progetto: una corsa con un tracciato unico, che riunisse appassionati e professionisti.

Vincenzo era l’erede di una favolosa ricchezza formatasi con un commercio d’avanguardia, ma la sua iniziativa era destinata a ripetersi e perpetuarsi negli anni a venire, indipendentemente dagli equilibri incerti del business. La scelta del circuito, non lontano da Palermo e libero da passaggi a livello, fu opera del suo amico Conte d’Isnello. Si trattava del cosiddetto « grande circuito », un percorso di 146,901 chilometri.

Il 5 maggio del 1906, Alessandro Cagno, alla guida della sua Itala, tagliò il traguardo della prima edizione della Targa Florio aggiudicandosi il premio d’oro massiccio: la targa disegnata dall’orafo francese René Lalique, già produzione d’orgoglio dell’impresa storica fiorentina.