C’è la medaglietta, con una tavolozza incisa, per chi è bravo nel disegno; il distintivo del primo della classe in geografia ha un mappamondo con i continenti ben incisi. E poi ci sono le spille per premiare gli studenti che hanno i voti migliori in matematica, in italiano o nello sport, la stelletta per dare un riconoscimento alla buona condotta, il brevetto all’impegno o lo scudetto per chi è riuscito a socializzare meglio, magari con i compagni di origini straniere. Escono da una ditta di viale Francesco Petrarca, a Firenze, le medagliette colorate distribuite nelle scuole italiane che partecipano al progetto “Mimerito”.
La storica Picchiani e Barlacchi ha appoggiato la sperimentazione, sostenuta anche dal ministero dell’Istruzione, e ha lavorato a costo zero i prototipi dei distintivi:
«Ci è piaciuta subito l’idea di Mimerito – spiegano le titolari della ditta, Giovanna e Chiara Montauti:
Pensiamo che l’educazione sia una cosa seria e che questo sia un modo utile per invogliare gli studenti a fare meglio. Le medagliette esaltano tante diverse capacità personali dei bambini, senza creare disparità e competizioni
Quello delle medaglie era un sistema molto utilizzato fino agli anni Cinquanta che poi è andato perduto, ci ha fatto piacere contribuire a recuperarlo.»
I distintivi da mettere sul grembiule per i bambini delle elementari o da appuntare sul diario per i ragazzi delle medie sono confezionati in questa fabbrica fondata nel 1902, una ditta con 15 addetti che cura l’aspetto artigianale della lavorazione dei metalli e mantiene la sua sede, un edificio storico della prima Firenze industriale, vicino all’Oltrarno degli artigiani e all’Istituto d’Arte. Il kit delle medagliette per studenti meritevoli parte per Berlino, è stato consegnato dalla Picchiani e Barlacchi all’ambasciata italiana a Berlino (durante la World Money Fair), perché “Mimerito” guarda ora all’Europa e una sperimentazione, rivisitata, è già partita in Francia, come spiega l’ideatore del progetto Andrea Conci, educatore nel mondo degli scout: «La sperimentazione ha avuto un buon successo, per farla partire in Italia ci sono voluti quasi tre anni. Ero sicuro della sua buona riuscita perché un sistema di premi ha sempre funzionato bene con i Lupetti e pensavo che potesse essere utile nella scuola alle prese con emergenze educative anche dal punto di vista della disciplina».
Continua Conci:
Viviamo circondati da status symbol del tutto slegato dal merito. Valori come il rispetto, l’impegno, la buona educazione, sono concetti antichi ma fondamentali. Un riconoscimento può motivare i ragazzi e incentivarli a correggersi
Così come racconta anche Maria Paola Invidia della scuola Lorenzetti di Sociville (Siena), tra le prime 18 scuole che hanno partecipato al progetto: «Avevamo già dei cartelloni con i nomi dei ragazzi meritevoli, ma ancora non avevamo assegnato nessun premio tangibile – spiega la professoressa – Con i distintivi l’entusiasmo e la motivazione sono aumentati di molto. I ragazzi devono capire perché qualcuno viene premiato e altri no, li invitiamo così a riflettere sui loro comportamenti».
Dall’articolo de Il Corriere Fiorentino